Ridente panoramica di Bione in Valsabbia

 

Panoramica di Bione in Valsabbia Stemma del Comune di Bione in Valsabbia

 

I nuclei urbani Bione (in dialetto Biù) occupa una posizione incantevole a dominio della valle del Vrenda, meglio conosciuta come Conca d'Oro.
Numerose le frazioni: Pieve (sede del comune), Navezze, Bersenico Sopra, Bersenico Sotto, S. Faustino, Dossolo, Morcherane, le case "dei Fondi" e "dei Santi".
Molteplici sono state e sono le ipotesi sull'etimologia del nome: secondo l'Olivieri è da ricercarsi nel nome dialettale dell'amaranto (Biom o Bion) o nel nome proprio Billione; parere del Guerrini è invece la derivazione da Abetone; c'è, inoltre, chi ne vorrebbe la discendenza da Adone oppure dal termine greco Bios (=vita) o ancora dall'omonimo poeta bucolico greco, vissuto nel II secolo a.C., del quale è rimasto l'Epitaffio di Adone.
Nei secoli XIV; XV; XVII e XVIII, il paese era denominato rispettivamente Abiono, Abion, Bion e Abbione.

STORIA
Bione costituì, probabilmente, una delle prime dimore bresciane per le popolazioni autoctone che, abbandonata la fertile pianura padana, furono costrette a dirigersi verso nord per sfuggire ad altri popoli sopravvenuti.
La mancanza di documenti non consente però di dare una data esatta alla nascita del paese, anche se si può affermare con sicurezza che la sua origine fu antecedente all'anno mille: fu sede, infatti, di una delle più antiche pievi della Valle, con Vobarno, Savallo, Idro e Gavardo.
Inoltre esistono toponimi e ruderi tipo el Canal de Roca a dominio del paese, che lascerebbero supporre presidi fortificati dell'epoca pre-carolingia.
Alcuni studiosi ritengono che la pieve rurale di Bione si sia staccata verso il mille da quella di Nave, Savallo o di Lumezzane.
Territorialmente occupava tutta la Conca d'Oro e da essa si resero autonome le parrocchie di Agnosine (prima del 1037), Odolo (1559), Gazzane (31 1uglio 1671), S. Faustino (23 agosto 1926).
Bione fu anche centro pagano prima e cristiano poi. L'avvento del Cristianesimo e la sua diffusione vengono attribuiti a S. Vigilio, vescovo di Trento mandato in Valle da Papa Damaso, che condusse la sua predicazione nel secolo IV.
Al santo è dedicato il santuario più lontano dal centro abitato, situato sui monti ad ovest di Bione, nella cui cisterna la leggenda vuole venissero al mondo i neonati del paese, che i padri andavano a prendere mentre le madri rimanevano a casa a beer el cafè ensema a la cumar.
Leggenda, questa, comune solo con i nuovi nati del comune di Bagolino, riferita al santuario di S. Gervasio e Protasio, situato a dominio della Valle del Caffaro.
Forse era di origine bionese il gastaldo o agente regio Abono che, come appare nella donazione regia al monastero di S. Salvatore, stilata a Pavia il 14 giugno 775, era stato incaricato da Desiderio della sorveglianza delle valli bresciane.
Bione fu quindi pieve antica; ciò verrebbe anche confermato dai frammenti di lastre decorate rinvenuti, nel 1955, durante gli scavi per l'edificazione delle nuove scuole elementari della Pieve.
Secondo indicazioni del Panazza e del Tagliaferri, potrebbero risalire ai secoli VIII-IX e aver fatto parte di un pluteo dell'antica chiesa.
Di questa l'unico motivo architettonico rimasto è il campanile, costruzione solida e robusta, che fu innalzato nel 1952 per adeguarlo alla maestosità della nuova parrocchiale (la primitiva chiesa doveva avere dimensioni molto più modeste).
L'origine della chiesa bionese potrebbe risalire all'anno 843 in occasione di una concessione fatta dai re Ugo e Lotario al diacono Andrea di Brescia di due pezze di terre: una rappresenterebbe appunto l'origine della chiesa della Pieve, l'altra la diaconia al titolo di S. Faustino, in ossequio al monastero bresciano.
Nel territorio di Bione (in Visello, ora facente parte del comune di Preseglie) nel secolo XIII vennero sfruttate miniere argentifere, probabilmente di proprietà vescovile, ma di fatto infeudate dalla nobile famiglia Sala.
In quegli anni, infatti, vi era a Brescia il vescovo Cavalcano Sala.
Fino all'anno 1385 Bione apparteneva alla Quadra di Gavardo. Con la divisione amministrativa, operata da Gian Galeazzo Visconti, entrò a far parte della Quadra di Valle Sabbia.
Nel 1401, con diploma dato a Bolzano il 3 settembre, Roberto di Baviera concesse Bione ed altri paesi in feudo ad Alberghino da Fusio, detto il Generoso.
Anche Bione nel 1407 potè godere dei tanto invocati benefici concessi da Pandolfo Malatesta, benchè molto limitati.


Nel 1427 entrò a far parte, con tutta la Valle Sabbia, dei domini veneti, e potè quindi avvalersi dei privilegi concessi dalla Serenissima il 5 agosto 1452. Tra questi l'esenzione dall'obbligo di contribuire con alloggi per cavalli e genti d'arme. Fedele a Venezia, la popolazione bionese partecipò attivamente in suo favore nelle vicende belliche.
Il 19 ottobre 1440 la Serenissima concesse ad Aldreghino, figlio di Galvano da Nozza, Bione in feudo.
Negli anni del secolo XVI a Bione si sviluppò l'industria di produzione di panni bassi de lana grossa, che venivano poi commerciati nei grandi mercati di Preseglie, Nozza, Vobarno.
La produzione bionese era però scarsa perchè il paese, sprovvisto d'acqua, era costretto a scendere ad Agnosine ed a purgare i panni nei suoi folli. Dal 1570, però, dilagò la crisi dei pannilana.
Bione diede il nome ad una specie di bozzolo da baco da seta coltivato nel 1700 detto, appunto, piccola galèta bionina o più brevemente bionina, perchè fu l'unico paese della zona ad essere rimasto immune dalla pebrina da baco, pericoloso parassita responsabile della malattia della flaccidezza.
Gli ultimi anni del secolo XVIII non furono felici: dilagarono epidemie e pestilenze; le prepotenze, crudeltà e violenze dei buli resero ancora più grave la situazione.
Tra i caporioni della banda dei buli, che operò l'assalto ed il saccheggio del mercato di Desenzano nel 1764, emerge il nome di un bionese, Bernardino Cavagnino, detto il Gobbo Vescovo.
Nel 1797 Bione si arrese ben presto quando la colonna del generale Giuseppe Lechi invase la Valle Sabbia.
Un solo bionese venne nominato dal bando a stampa del 7 agosto dello stesso anno, che riporta l'elenco degli esuli valsabbini: Antonio Bonomini, detto Maoncino, che fu condannato in contumacia per aver partecipato al tentativo controrivoluzionario valsabbino.
Il 5 settembre 1598, con la riforma del Trouvè, Bione fu annesso, con tutta la Valle Sabbia, al Dipartimento del Mella e incluso nel Distretto delle Fucine, con capoluogo Nozza.

Un bionese fu a capo di un'azione volontaria tesa a bloccare l'avanzata austro-russa, contro la colonna proveniente da Bagolino, ma fu un insuccesso. Il nuovo ordinamento amministrativo degli austriaci assegna Bione al XVI Distretto della provincia di Brescia, quello di Preseglie.
Bione si inserisce pienamente nel quadro storico italiano durante le guerre di Indipendenza e presenta nomi di spicco tra i quali quello del Maggiore Giacomo Saottini, chiamato dai compagni Baiardo, cavaliere senza macchia e senza paura.
Combattè valorosamente in Crimea (alla Cernaia), a S. Martino, partecipò alle lotte contro il Brigantaggio ed alla presa di Roma.
Congedatosi dall'esercito nel 1872, fu poi eletto primo cittadino del paese. A lui è stata dedicata recentemente la piazzetta antistante la parrocchia di S. Faustino.
Valoroso condottiero fu anche il bionese Secondo Calzoni che, con un altro valsabbino, Achille Tonnibazza da Preseglie, seguì Garibaldi nella spedizione dei Mille e si meritò il titolo di luogotenente. Al Calzoni è intitolata una via della Pieve.
Con l'Unità d'Italia, Bione fu annesso nel Mandamento di Preseglie.