Odolo, le "Butighe" antiche fucine per la lavorazione dei metalli.

 

Le Butighe di Odolo antiche fucine Stemma del Comune di Odolo in Valsabbia

 

Odolo lungo i secoli ebbe svariate denominazioni: Audalvico nel secolo X, Otholo nel XII, Othulis nel XIV; Odol nel XV e Odolo nel XVII.
In paese sono stati rinvenuti reperti archeologici del periodo romano: una pietra definita dal Mommsen basis magna Oduli, ora al monastero di S. Giulia, testimonianza forse di un culto a Giove sul colle di S. Zeno; un'ara funeraria trovata nel 1969 al Castèl e custodita al Museo di Gavardo; tombe romane sulla strada del Bosco tra Sabbio Chiese e Odolo ed altri oggetti scoperti sul colle di S. Zeno ed a Casa d'Odolo ricordati da testimonianze indirette (Pasinetti, Comparoni e Rossi).
Le vicende medioevali di Odolo sono assai nebulose per scarsità di documenti.
È da identificarsi forse con la Corte di Audalvico citata nell'inventario delle proprietà fondiarie del monastero di S. Giulia di Brescia degli anni 879-906.
Nell'alto Medioevo Odolo probabilmente dipendeva da Bione, unica Pieve della zona, in cui si amministravano i sacramenti e si celebravano le funzioni; solo più tardi si rendeva autonoma diventando parrocchia.
Le vecchie carte militari attestano sul colle di S. Zeno l'esistenza di una rocca, detta di S. Maria, distrutta nel secolo XIV.
Non esistono documenti, ma solo leggende che la collegano alla vicina rocca di Bernacco e spiegano la distruzione di entrambe: i due signori, cugini fra loro e continuamente in lite, avrebbero finito con l'abbattersi reciprocamente le rocche.
Odolo nell'età medioevale e moderna segue le vicissitudini dei paesi vicini.
Inglobato nel dominio visconteo, appartiene nel 1385, col nome Othulo, alla Quadra di Valle Sabbia. Data la vicinanza del valico di S. Eusebio, Odolo ha un'importanza strategica di controllo della via per Brescia e nel 1401 fa parte del territorio concesso in feudo dal re di Germania, Roberto di Baviera, ad Alberghino da Fusio.
Nel 1427 entra con tutta la Valsabbia fra i possessi della Repubblica veneta, la quale si espande nell'entroterra per la necessità di avere sbocchi ai suoi mercati verso le regioni italiane e d'oltralpe.
La Serenissima, più liberale dei Visconti, concede alla Valle Sabbia la riduzione delle imposte e vantaggi per l'industria ed i commerci, assicurandosi in cambio la sua tenace fedeltà.
Sotto Venezia Odolo appartiene alla Quadra di Valle Sabbia, regolata da statuti propri e governata da un Consiglio di Valle, che si riunisce a Nozza.
Durante il dominio veneto i paesi della Valle alternano periodi di prosperità economica a momenti di povertà e ristrettezza.
Nel 1630 anche a Odolo si diffonde la peste e provoca centinaia di morti, tanto che, dice la tradizione, i cadaveri venivano gettati in Vergomàs, a nord della chiesa parrocchiale.
La dominazione veneta dura fino alla conquista di Napoleone.
I fatti militari della Valle nel periodo 1796-1814 sono documentati dallo storico P. Riccobelli di Vestone, medico supplente a Odolo in quegli anni.
Napoleone in persona il 15 agosto 1796 giunge a Odolo da S. Eusebio con 400 dragoni di cavalleria, pernotta nell'osteria Cà de Odol e riparte l'indomani per Lavenone.
Qualche mese dopo, i valsabbini fedeli a Venezia, guidati dal combattivo don Filippi di Barghe, riprendono la resistenza alle truppe francesi.
Odolo e Preseglie depongono le armi ed evitano i saccheggi e gli incendi toccati ai paesi vicini.
Un curioso fatto però dimostra lo scarso entusiasmo degli Odolesi per Napoleone: nel 1805 il Prefetto ordina agli amministratori comunali di recarsi a Brescia con sciarpe tricolori a salutare il suo arrivo, ma essi in un modo o nell'altro riescono a sottrarsi all'invito.
Nell'organizzazione amministrativa napoleonica, Odolo appartiene al Distretto delle Fusine ed in quella successiva austriaca al XVI Distretto di Preseglie.
Per tutto l'ottocento le fucine, data l'esigua estensione del territorio odolese e le scarse rese agricole, continuano ad essere la fonte di sostentamento per le famiglie.
Nascono i primi tentativi operai di organizzarsi con la Società operaia di mutuo soccorso, istituita a Odolo nel 1876, e i primi scioperi nel 1884 e nel 1900.
Povere sono comunque le condizioni di vita degli abitanti ai primi del '900: le ragazze sono costrette a lavorare al filatoio di Gavardo o a emigrare in Svizzera e le donne integrano il magro bilancio coltivando e lavorando la canapa e allevando i bachi da seta.
Ma non basta: rilevante è l'emigrazione in America e Australia, soprattutto nel primo dopoguerra.