Bucolica panoramica di Belprato frazione di Pertica Alta

 

Panoramica di Belprato frazione di Pertica Alta Stemma del Comune di Pertica Alta in Valsabbia

 

I nuclei urbani di Pertica Alta

Belprato, in amena ed aperta posizione, domina l'incomparabile paesaggio del Savallese, della Conca d'Oro, della media Valle Sabbia.

Livemmo, antico paese sull'omonimo dosso, è località di villeggiatura e di turismo, ricco d'arte e di naturali bellezze.

Odeno è sede di nobili famiglie; dall'alto domina, come chioccia, la sua parrocchiale, bianca e solitaria vedetta.

Lavino, in comunicazione diretta con la Valle Trompia. Da qui si diparte, pure, la nuova strada per Mura e Lodrino, attraverso l'artificiale laghetto di Bongi.

Navono, insieme di case e palazzi medioevali che testimoniano storia e costumi d'altri tempi.

Noffo, adagiato su un altopiano, è sede di agriturismo e di buona cucina.

Folklore e tradizione
Dal lato folkloristico e tradizionale, dal 1974, la vécia del val (vecchia del cesto), l'omashì del zèrlo (uomo del gerlo), maschere livemmesi di più antica origine, ricompaiono, come fra le più caratteristiche, sullo scenario carnevalesco bresciano.
Alle due ne viene aggiunta un'altra: l'uomo che indossa il mantello, calza gli sgalbèr (scarponi) doppi e bifronte nel volto e nell'abbigliamento.
La vècia del val trasporta il suo omen (uomo: termine nordico nella formulazione) seduto nel val (cesto concavo per il vaglio delle graminacee), esternando la sua dura condizione servile.
L'omashì dal zèrlo rappresenta, all'interno di una società tribale chiusa, l'antagonismo tra il contadino e il mandriano (malghés).
La terza maschera, antica come il mondo, modernissima nella sua accezione, ambigua in ogni suo elemento, è il presente che diventa passato, in un continuo perenne vacillare di forme e movimenti.
Dal carnevale di Livemmo si passa alla festa della castagna a Belprato.
Festa intima, ma altrettanto aperta a tutti; si svolge alla fine di ogni ottobre a Belprato.
La castagna, storicamente, ha sempre rappresentato una notevole economia di supporto nei periodi dell'anteguerra per i paesi della Pertica.
Momento importante nella vita della comunità era quello legato alla sua raccolta.
Ora, in situazioni mutate, la festa è segno e ricordo del passato; è occasione per rendere il presente ricco di partecipazione.
Durante l'estate feste in piazza: a Lavino, Livemmo, Odeno, Belprato.

Itinerari escursionistici
A Pertica Alta si arriva da Nozza, da Tavernole Valtrompia ed anche, per chi volesse allargare il proprio giro, passando da Pertica Bassa e da Mura.
Oltre alla salubrità del clima, alle bellezze naturali e paesaggistiche, la zona offre numerosi, vari ed interessanti itinerari escursionistici.
Da Belprato è d'obbligo una puntata a S. Bernardo e sui vicini Dossi lungo la vecchia mulattiera di Gröf che nei tempi andati passando dalla cascina Fontanelle, serviva da collegamento con il fondovalle.
Sia da Belprato che da Livemmo si può accedere alla bella pineta di Passello, percorrendo la strada comunale delle Cime, da cui si domina un ampio e straordinario panorama.
Barbaine, emblema delle Pertiche, è una meta obbligata per il visitatore.
Da Livemmo o da Noffo e Navono si può scendere al laghetto di Bongi, a metà strada tra Pertica Alta e Mura, luogo certamente noto agli appassionati di pesca.
Da ultimo, ma non certo per ordine di importanza, con partenza da Odeno si può salire alle varie malghe: Ronchi, Ecolo, Piazze, Valle Sorda e poi il vasto e splendido Pian del Bene, ai piedi del monte Ario, dal quale si può proseguire per Camponasso e quindi per la vicina Corna Blacca (2 ore).
Inoltre il turista può trovare modo di rifocillarsi e gustare la cucina e i prodotti caserecci in diverse trattorie locali, alcune delle quali in grado di offrire anche il soggiorno.

La storia di Pertica Alta
Il nome di Pertica Alta, analogamente a quello di Pertica Bassa, non indica un agglomerato specifico, ma una serie di località.
Questi "comunelli", che secondo il Catastico di Giovanni da Lezze, redatto nel 1609, rispondevano ai piccoli borghi di Le Vrange, Hone, Presegno, Forno d'Hone, Avenone, Prato, Luemo, Udine, Hono et Hano, mantennero sempre una vita amministrativa autonoma fino ai tempi di Napoleone, che fu il primo a considerarli come frazioni di comuni.
Attualmente alcuni di essi costituiscono il comune di Pertica Bassa; Belprato, Livemmo, Odeno, Lavino, Navono e Noffo formano, invece, dal 1928, quello di Pertica Alta. Il suo territorio si estende sulla montagna valsabbina, in una suggestiva vallata collaterale.
È una terra ricca di prati, di boschi, di colori che la calda tavolozza del pittore Edorado Togni (1884-1962) ha saputo cogliere magistralmente.
Per alcuni il toponimo trae la sua origine dallo strumento dell'agrimensore, mentre, secondo altri, fa riferimento ai terreni che venivano assegnati dai Romani ai coloni.
Il nucleo originario vien fatto risalire al Neolitico: reperti di questo periodo (un'ascia litica di serpentino rinvenuta a Livemmo e frammenti di rame di crogiolo ritrovati a Belprato) sono conservati rispettivamente al Museo Gruppo Grotte di Gavardo e all'Università di Birmingham.
Per avere altre testimonianze bisogna arrivare al XII secolo: risalgono infatti al 1210 i primi documenti, relativi ad accordi sull'uso dei boschi e delle malghe e alle delimitazioni dei confini fra i vari centri, in particolare Navono ed Odeno.
Zona ed economia prettamente agro-silvo-pastorale, quindi, fino all'insediamento, nel 1315, sulle rive del torrente Fusio, di un certo Lanfranco Alberghini, guelfo di Brescia, che fece costruire un forno per il ferro, un mulino, una segheria.
Iniziò così l'attività del ferro, destinata ad avere un notevole sviluppo nei secoli seguenti, tanto che nel 1609 Giovanni da Lezze scriveva: "... Pertica gente povera, et vive col lavorar carboni et altri forni, et fusine, et al condur le vene agli altri forni, nutrendosi quelle genti di late in vece di vino".
Nel XV secolo quest'area fece parte della comunità delle Pertiche, quasi una repubblichetta semindipendente (Universitas Comunis Pertichae Vallis Sabii), con Statuti propri, datati 1382.
Nel 1401 divenne feudo di Alberghino da Fusio, che aveva favorito la discesa di re Roberto e ne aveva guidato le truppe dirette a Brescia per la via del Maniva.
Nel 1427 anche Pertica passò sotto il dominio di Venezia, che le concesse quasi subito una parziale autonomia e vari privilegi: poche tasse dirette, libero commercio delle "ferrarezze", sale gratuito, dazi sopportabili.
Le attività preminenti risultavano ancora il taglio del bosco, l'allevamento bovino e ovino, l'industra del ferro; il legname da opera e da ardere era abbondante (particolarmente ricercati per la fusione del ferro erano il larice e l'abete).
Livemmo fino al 1847 possedette un attivo forno fusorio, centro produttivo considerevole, attorno al quale ruotava tutta la vita economica dei minuscoli borgi perticaroli.
Il comune seguì poi le vicende storiche di tutta la Valle Sabbia.
La sua fisiononia rimase essenzialmente agricola fino al primo dopoguerra, durante il quale divenne notevole il flusso migratorio, sia verso i Paesi d'oltreoceano che verso quelli europei, in particolare Svizzera, Francia e Belgio.
Successivamente si svilupparono attività artigianali di supporto alle industrie del fondovalle, verso le quali si diresse e di dirige a tutt'oggi la maggior parte della manodopera locale.