Vestone, l'antico nucleo urbano a corona della chiesa parrocchiale, ed il nuovo, sul compatto terrazzo di Mocenigo.

 

Vestone in Valsabbia Stemma del Comune di Vestone in Valsabbia

 

I nuclei urbani di Vestone
Vestone, centro storico (980 ab.), Promo (541 ab.), Capparola (457 ab.), Mocenigo (912 ab.), Case Sparse (138 ab.). Nozza, centro storico (679 ab.), Sardello (147 ab.), Tesolo (133 ab.), Case Sparse (115 ab.).
Vestone e Nozza insieme rappresentano il centro geografico della Valle Sabbia.
Comuni separati fino al 1929, da quell'anno sono uniti nell'unico comune di Vestone, pur mantenendo inalterate le rispettive fisionomie e tradizioni.
Le origini di Vestone e Nozza sono molto antiche. Gli ultimi ritrovamentei archeologici danno per certo un insediamento romano, militare o civile, a Nozza fin dal I secolo d.C., e un probabile insediamento preistorico a Vestone, nella piana di Mocenigo, ove da pochi anni sono usciti allo scoperto lame e raschiatoi di silice.
Vestone è sede del comune, del Sistema bibliotecario comprensoriale dell'alta Valle Sabbia, della Sotto-Pretura di Salò, della Banca Cooperativa Valsabbina, della Direzione Didattica, della prima Scuola Media Valsabbina (1955) che raccoglie alunni di Vestone, Nozza, Pertica Alta, Pertica Bassa, Lavenone, Treviso Bresciano e, nella sede staccata di Idro, alunni di Idro, Capovalle, Anfo e parte della Val Vestino.

Tradizioni e cultura
La Biblioteca e l'Auditorium comunali, promotori di numerose iniziative culturali e ricreative, sono ubicati nel centro storico di Vestone, nell'area del vecchio Conventino: un complesso di edifici, chiesa gentilizia e prato che nel 1615 il Dottor Fabio Glisenti aveva donato alla comunità di Vestone perché diventasse centro culturale.
Nei secoli che seguirono, la volontà di Fabio Glisenti fu rispettata per i primi quarant'anni.
In seguito, la soppressione della Compagnia degli Eremiti del beato Pietro da Pisa che avevano in custodia il Conventino, le vicende storiche che favorirono il passaggio a Vestone di truppe straniere che occupavano sistematicamente gli edifici del Coventino, i continui riadattamenti per le diverse esigenze (caserma, magazzino, asilo, teatro, cinema) determinarono negli anni novecentocinquanta l'abbandono e il degrado di tutto il complesso.

 

Nozza frazione di Vestone, architettura rustica, la Rocca e la chiesetta di S. Stefano

 

Nozza frazione di Vestone, architettura rustica, la Rocca e la chiesetta di S. Stefano

 

La storia di vestone in Valsabbia
A Vestone il centro storico, stretto nel fondo valle fra le terrazze alluvionali di Promo, Mocenigo, Matarello, il fiume Chiese e i torrenti Degnone e Gorgone, trae le sue origini nel XVI secolo.
Prima era sede di poche fucine orientate verso il Chiese.
Il centro abitato era più in alto, nel soleggiato anfiteatro di Promo.
La tradizione orale attribuisce a S. Carlo Borromeo, durante la sua visita apostolica in Valle Sabbia nel 1580, l'idea di ampliare il centro abitato di Promo verso il fondo valle.
A Promo troviamo la prima comunità civile e cristiana sviluppatasi attorno alla chiesa romanica di S. Lorenzo (sussidiaria della Pieve di Idro) che, nonostante i rimaneggiamenti avvenuti nel tempo, rappresenta ancora oggi la costruzione più prestigiosa del territorio comunale.
Vi sono conservati affreschi datati 1533, recentemente riportati alla luce e restaurati; un pregevole polittico cinquecentesco e tele sei-settecentesche.
È del 1981 la posa di un secondo polittico dedicato a S. Giuseppe opera del pittore vestonese Giovanni Tabarelli.
Nel centro storico di Vestone, dalla nuova piazzetta Largo Nikolajewka - Per la Pace si ammira l'imponente facciata seicentesca della chiesa parrocchiale e il portale di pietra nera di Levrange.
All'interno sono esposte tele di Palma il Giovane, del Rottino, del Paglia, di A Rubagotti, un grande crocefisso seicentesco e preziosi reliquiari del XVII secolo provenienti dal Convento di Mocenigo.
Il patrimonio artistico di Vestone è stato notevolmente impoverito dai Francesi del gen. Chevalier, il 5 maggio 1797, durante la spedizione punitiva nella Valle Sabbia ribelle ai nuovi ordinamenti scaturiti dalla Rivoluzione Francese: furono bruciate numerose carte e parte della chiesa parrocchiale.
Finirono in cenere sette grandi tele di Palma il Giovane, le straordinarie abitazioni del dotto Pietro Riccobelli e di altri notabili vestonesi.
La chiesa e il paese furono depredati di pregevoli opere, di oro, di argento.
Lo stesso dotto Pietro Riccobelli (1773-1858) narrò nel 1847 queste vicende accadute a Vestone in Memorie Storiche della Provincia Bresciana e particolarmente delle Valli Sabbia e Valtrompia dal 1796 al 1814.
Nella stessa pubblicazione accenna anche all'incendio, avvenuto il giorno precedente, 4 maggio 1797, della Casa della Valle di Nozza con il prezioso archivio valsabbino accumulato nei secoli precedènti "... per cui molte importanti scritture mancarono alla memoria dei posteri...".
Vestone è stata la patria anche del Dott. Giacomo Comparoni (1744-1782) che pubblicò nel 1805 la Storia delle Valli Trompia e Valle Sabbia dalle origini al 1600, dell'abate Giova. Maria Biemmi (1704-1784).
Dell'inizio del XVII secolo era il Convento dei Frati Francescani di Mocenigo, trasformato alla fine del XIX secolo in Caserma Chiassi e sede per alcuni anni del battaglione alpini Vestone.
Nei due secoli di vita (1603-1769) il Convento di S. Francesco si arricchì di opere d'arte e di testimonianze storiche di grande valore al punto da rappresentare, in quegli anni, con la Casa della Valle di Nozza, i due poli culturali religioso e civile, di tutta la Valle.
Soppresso dalla Repubblica di Venezia nel 1769, subì vari passaggi di proprietà fino al 1887, quando, prima che tutto il complesso venisse venduto al Demanio per far posto alla caserma, il Convento fu smobilitato.
I preziosi reliquari, parte della ricca biblioteca dei frati, la statua della Madonna del convento diventarono proprietà della parrocchia di Vestone.
La pale dei due altari della chiesa (Gloria di S. Francesco e Gloria di S. Antonio) dopo aver decorato il soffitto della camera da letto dell'ultimo proprietario privato, Pialorsi fu Gian Maria, furono vendute alla Pinacoteca Brera di Milano.
I pochi resti mortali del beato frate P. Angelo Tavoldino di Vestone furono riesumati e trasportati nella chiesetta di Matarello ove sono ancora custoditi.
Nel 1972, tutto il complesso edilizio, ormai cadente, fu acquistato dal comune di Vestone e adattato, in parte, a 13 nuovi alloggi destinati a famiglie private.
Vestone è stata la patria di Edoardo Togni (1884-1962) e di Ottorino Garosio (1904-1980): due grandi artisti le cui opere costituiscono testimonianze di primo piano nell'ambito della pittura bresciana del XX secolo.
Blasonata porta d'ingresso della media e alta Valle Sabbia, Nozza è ubicata alla confluenza del torrente Nozza e il fiume Chiese.
A parte i numerosi ritrovamenti archeologici che danno per certo un insediamento romano fino dal I secolo d.C., l'attrazione più prestigiosa di Nozza è costituita dalla Rocca (ruderi) che ancora oggi custodisce gelosamente il segreto delle sue origini e che nel Medievo ha rappresentato, con le Rocche di Sabbio Chiese, Vobarno, Mura e Bernacco, il sistema militare difensivo della valle.
Gli storici assicurano che nel XII secolo, durante la lotta che coinvolse Brescia e Bergamo nella disputa dei confini della Costa Volpino (lago d'Iseo), la Rocca di Nozza fu usata (con quella di Sabbio Chiese) come prigione per una sessantina di nobili bresciani contrari alla pacifica trattativa con i bergamaschi e catturati con abile stratagemma dagli uomini del valsabbino Oberto da Savallo.
La Rocca di Nozza è legata anche alle gesta di un altro grande valsabbino, Galvano de La Noza, che lottò strenuamente per l'autonomia della sua valle, alleato prima con Pandolfo Malatesta, poi con la Serenissima Repubblica di Venezia contro le pretese dei Visconti.
Ultimo sprazzo di notorietà, la Rocca l'ebbe nel XVI secolo con i valsabbini Negroboni e il capitano Sarasino contro le milizie tedesche dell'imperatore Massimiliano.
Apparentemente irraggiungibile come nido d'aquila, l'accesso ai ruderi della Rocca è facilitato oggi da comodi sentieri ed è meta prediletta per studiosi e amanti della natura.
Vicino ai ruderi della Rocca vigila da secoli la chiesetta di Santo Stefano (XVI sec.?) con affreschi di varie epoche.
Sotto la rupe della Rocca sta la chiesa parrocchiale, consacrata nel 1600, modificata nel XVIII secolo: custodisce pitture e medaglioni attribuiti allo Scalvini. La pala centrale della chiesa rappresenta i santi protettori di Nozza: S. Giovanni Battista, S. Stefano, S. Lorenzo con la Madonna e il Bambino.
Recentemente è stata scoperta la firma di Palma il Giovane sulla graticola di S. Lorenzo.
In località Piazze è venerato un affresco rappresentante la Madonna con il Bambino e S. Stefano, certamente di scuola foppesca, portante la data 1511 Sempre a Nozza, è terminata, per i valsabbini, la seconda guerra mondiale 1939-45, con la resa dell'ultima colonna tedesca in ritirata, il pomeriggio del 29 aprile 1945: resa ottenuta per l'intervento dei partigiani della brigata Perlasca, divisione Fiamme Verdi (FFVV).