Veduta del centro storico di Villanuova sul Clisi in Valsabbia

 

Veduta del centro storico di Villanuova sul Clisi in Valsabbia Stemma del Comune di Villanuova sul Clisi in Valsabbia

 

I nuclei urbani di Villanuova sul Clisi
Villanuova sul Clisi occupa il territorio compreso tra i monti Renico (Madonna della Neve) e Selvapiana, da un lato e monte Covolo, dall'altro.
Nel nome sono sintetizzate le caratteristiche storico-geografiche del comune: villa in ricordo delle origini, piccolo borgo sorto alla periferia di Gavardo, nuova perché lo sviluppo della località è relativamente recente e ancora continua, sul Clisi perché il fiume Chiese (Clisi appunto) l'attraversa e, in parte, ne ha fatto la fortuna economica.
Il territorio, prevalentemente collinare e montuoso, è attraversato da nord a sud dal fiume Chiese; la zona pianeggiante è tutta sulla sponda sinistra scorrendo il Chiese ai piedi del monte Renico e del monte Selvapiana.
Il comune ha una sola frazione, Prandaglio, comune autonomo fino al 1928.
Prandaglio sorge e si estende sulle pendici del monte Renico dalla riva del fiume Chiese in località Ponte Pier, fino alla vetta sulla quale sorge il santuario della Madonna della Neve, che ha finito col diventare, per la gente; il nome del monte.
Il territorio è molto vasto ed è costellato di varie località tutte comprese nella denominazione di Prandaglio: Bondone, Berniga (dove sorge la chiesa parrocchiale), Castello, Peracque, Canneto e Ponte Pier; meritano di essere ricordate anche altre località di Prandaglio: Mezzane (oggi ha un insediamento turistico-abitativo), Case di Canneto, Fobbia, Madonna della Neve e, recente, Milanino sul Garda.
Il centro di Villanuova sul Clisi, che si è sviluppato quasi esclusivamente in zona pianeggiante, ha alcune località da segnalare: Valverde (il più antico nucleo abitativo del comune) che si trova sulla sponda destra del Chiese; Campagnana, un vasto pianoro coltivato con abitazioni sulle pendici della montagna che sale verso Prandaglio; Bostone, una volta separato dal centro abitato, ed ora, per lo sviluppo edilizio, quasi un 'unicum' con il centro stesso; Legnago, spostato verso Soprazzocco, al confine con il territorio di Gavardo; Calchere, ai piedi del monte Covolo ai confini con Roè Volciano.
Da segnalare i due ponti che collegano le due sponde del Chiese: quello in ferro al centro dell'abitato e quello in pietra in località Ponte Pier.
Il territorio del comune è attraversato, oltre che dal fiume, anche dalla strada statale 45 bis che lo collega con Brescia.
Un tempo Villanuova era collegata con Brescia, Salò e Vobarno mediante una ferrovia che è stata abbandonata da vari anni. Attualmente se ne riparla come alternativa all'asfalto, ma non esistono progetti precisi e definiti.

La storia di Villanuova sul Clisi in Val Sabbia.
Sfogliando vecchie carte Angelo Cocca, autore del bel volume Villanuova nel tempo, è andato alla ricerca delle origini del comune e della comunità che nel tempo si era insediata sul territorio.
Poco è conservato negli archivi comunali anche per i danni che furono causati durante l'ultimo conflitto mondiale. Ci sono comunque alcune informazioni certe e documentate.
Valverde ha la sua storia legata al passaggio della via romana e al fatto di essere all'imbocco del ponte sul Chiese che consentiva il collegamento con il comune di Prandaglio.
Nella chiesetta della contrada, dedicata a S. Maria Assunta, c'è una lapide su cui è incisa una data: 1502. Non essendo quella della costruzione, che è più antica, presumibilmente si riferisce all'epoca dell'ultimo ripristino e completamento che l'ha portata allo stato attuale.
Negli stessi anni deve avere avuto inizio la storia del ponte sul fiume, sulle cui origini non ci sono però dati certi.
Si trovano segni nelle carte a partire dal 1600. Qualche certezza in più esiste sull'origine di Villanuova sul Clisi.
È sicuro che inizialmente si chiamasse solo Villa, cioè un gruppo di case alla periferia di Gavardo.
In vari documenti si trovano diciture diverse: Villa, Villa di Gavardo, poi Villanuova e anche Villa Nova.
È comunque agli inizi del 1800 che diventa definitivamente Villanuova con la u.
Con decreto reale del 13 novembre 1862 il comune assume la denominazione di oggi, cioè Villanuova sul Clisi. Non è possibile stabilire la data esatta in cui l'allora Villanuova divenne comune autonomo.
Alcuni documenti ne parlano già nel 1496 e nel 1521, per cui si può datare l'autonomia dal 1400 circa.
C'è una storia civica ed una ecclesiastica.
Da quest'ultima si rileva che Villanuova raggiunse la condizione di parrocchia autonoma nel 1580 con decreto di S. Carlo Borromeo; che nel 1630 la peste decimò la popolazione della parrocchia: c'erano circa 350 anime e ne morirono 200; che la chiesa di S. Matteo fu portata a termine nel 1834 e che solo nel 1840 furono installate le campane.
Rientra invece nella storia più recente la costruzione dell'attuale chiesa parrocchiale dedicata al Sacro Cuore di Gesù: iniziata nel 1928-29 è stata consacrata al culto nel luglio 1943.
Quanto alla memoria civica, tutte le notizie concorrono a descrivere Villanuova nella sua graduale e difficile trasformazione da comunità agricola in comunità industriale, requisito questo che caratterizza ancora oggi il comune di Villanuova sul Clisi.
Ruolo determinante, nella vita agricola prima e industriale poi, ha avuto il fiume Chiese che attraversa il suo territorio.
Inizialmente era stata realizzata, conservata e ampliata una presa d'acqua dal fiume per poter irrigare la maggior parte dei terreni agricoli della zona pianeggiante.
Tutta una serie di canali irrigui, gestita dal comune, regolava i flussi d'acqua in relazione alle superfici; da questo servizio l'amministrazione riscuoteva le tasse per la manutenzione e le altre esigenze della comunità.
Erano gli anni 1400-1500. Lo sviluppo agricolo aveva determinato anche l'esigenza di un mulino che trovava nell'acqua della seriola la forza motrice.
Una delle coltivazioni principali della piana di Villanuova era quella del gelso collegato all'allevamento del baco da seta, attività in quei tempi diffusa e redditizia.
Conseguenza immediata fu lo sviluppo di importanti setifici. Nel 1861 c'erano ben cinque filatoi della seta.
Questo ha influito anche sulla popolazione: da 300 abitanti o poco più del 1700 si passa nel 1877 a 459.
Dalla seta al cotone e alla lana il passo è stato quasi naturale.
Nel 1882 la portata dell'acqua della seriola comunale, derivata dal Chiese, viene aumentata per le esigenze del cotonificio Ottolini: il canale di adduzione viene ampliato fino alla centrale, dove l'acqua muove le turbine per la produzione dell'energia elettrica indispensabile per il nuovo opificio.
La seriola continua comunque ad essere utilizzata anche a fini irrigui.
Successivamente il canale sarà potenziato, rifatto, rinforzato fino ad assumere l'aspetto attuale di fianco alla strada statale.
Ancora oggi, tuttavia, resta parte dell'antica seriola che, gestita dal comune, provvede al fabbisogno irriguo dei campi risparmiati dallo sviluppo edilizio.
Il mulino non c'è più. Spostato dalla sede originaria vicino al ponte in ferro sul fiume Chiese e ricostruito "a tre Palmenti" in zona diversa (l'attuale via Molino) da qualche anno ha cessato la sua attività.
Verso la fine del 1800 e i primi del '900 cessano la loro attività le filande e i setifici; si sviluppa invece la lavorazione del cotone che, in pochi anni, offre occupazione a circa un migliaio di persone, in prevalenza donne.
La ricchezza delle acque del Chiese consente, a Villanuova, lo sviluppo di un'altra attività: nel 1891 inizia a funzionare un altro opificio, il Lanificio di Gavardo.
Sorto interamente sul territorio di Villanuova sul Clisi (solo la centrale elettrica si trova nel comune di Gavardo), prende il nome di Lanificio di Gavardo per volontà dei suoi realizzatori, quasi tutti di origine gavardese e perché Gavardo era toponimo conosciuto nell'ambito provinciale e oltre.
Anche in questo opificio in breve tempo trovano lavoro circa mille persone provenienti soprattutto da Gavardo, ma anche da Villanuova e dai paesi limitrofi.
La creazione di due opifici ed il loro rapido espandersi ha provocato a Villanuova una radicale trasformazione; insieme ad un notevole incremento occupazionale si è verificato un forte sviluppo edilizio e il cambiamento del modo di vivere della popolazione.
La vita veniva scandita dal suono delle sirene delle fabbriche che annunciavano, in due o tre riprese, l'inizio dei turni di lavoro.
Poiché i mezzi di trasporto erano quasi inesistenti, molte famiglie cercavano di stabilirsi a Villanuova per essere più vicine al posto di lavoro.
Il Cotonificio e il Lanificio costruirono molte abitazioni per i loro dipendenti (erano chiamate casermoni) e per gli impiegati.
Per le operaie provenienti da paesi lontani il cotonificio realizzò il Convitto, che poteva ospitare più di 200 persone e nel quale era stata edificata anche una chiesetta utilizzata dalle suore 'Poverelle', che gestivano il convitto, ma anche per le pratiche religiose delle giovani ospiti.
Altre operaie, con l'avvento del motore a scoppio e dei primi autocarri, venivano raccolte ogni mattina nei paesi vicini e riportate a casa alla sera.
Con lo sviluppo dei mezzi di trasporto il convitto perse la sua ragion d'essere ed ora è inutilizzato.
Il fiume, protagonista principe della nascita, della trasformazione e dello sviluppo economico e demografico del comune, continua tuttora ad essere l'elemento determinante: le centrali dei due opifici, infatti, funzionano ancora con l'acqua del Chiese e le campagne, gli orti, i lavatoi pubblici, il clima, il divertimento della pesca trovano nel fiume un alleato generoso.
E ancora il fiume è stato protagonista di pagine di storia che meritano un pur fugace ricordo.
Le due sponde del fiume sono unite da due ponti, uno in località Ponte Pier e l'altro sul Chiese nel centro di Villanuova.
A Ponte Pier, in prossimità dei Tormini, resiste ancora oggi il ponte a due arcate in pietra, di origine romana, per il quale passava l'unica strada che, proveniente dalla valle, raggiungeva Gavardo e la pianura costeggiando il fiume Chiese sulla sponda destra, ora a livello del fiume ora salendo sul pendio secondo la conformazione del terreno.
Il ponte si è conservato e il suo attuale aspetto non si discosta dalle origini: il piano viabile è stato rinforzato negli anni '60 in seguito ad una piena; gli anziani raccontano che sotto il manto di asfalto, eseguito quando si è realizzato il canale della centrale del Cotonificio, sia stata rispettata la vecchia strada con andamento a schiena d'asino.
Il ponte è la più comoda via di accesso alle contrade di Ponte Pier, Canneto, Mezzane e alla zona denominata Milanino sul Garda, ricca di attrezzature sportive (tennis, equitazione, pesca), che dovrebbe avere ulteriori sviluppi con piscine ed altre strutture, per realizzare un'oasi di salutare svago per turisti e popolazioni della zona.
Più interessante, per la storia di Villanuova, il ponte sul Chiese al centro del paese.
Il nucleo abitato di Valverde, il più antico di Villanuova, è stato il punto di collegamento tra le popolazioni che abitavano il pendio della montagna, quelle, in aumento, della pianura antistante e Gavardo che era il centro di tutta la plaga.
Ciò che è rimasto tra le poche carte degli archivi racconta di un ponte in legno poggiato sulle due sponde e sorretto da un pilone centrale pure in legno, sicuro motivo di diatribe tra i comuni di Villanuova, Prandaglio, Gavardo e i mercanti di legname del tempo.
Il fiume era utilizzato per trasportare i tronchi dalle zone della Valle fino alla pianura, dove venivano lavorati.
La violenza dell'acqua e la quantità dei tronchi (borre) trasportati provocavano di frequente gravi danni al pilone centrale.
Le spese per i rifacimenti non potevano gravare solamente su Villanuova, sia perché i danni erano causati da altri, sia perché il ponte era di interesse comune.
La costruzione, nel 1750, del pilone centrale in pietra, che continuava comunque a sostenere una struttura in legno, non eliminò i danni, che erano ancora rilevanti.
Per questa ragione nel 1897 si realizzò il ponte in ferro con il piano carreggiabile in 'assoni'.
Una ulteriore piena convinse l'Amministrazione, nel 1954, a sostituire il primitivo ponte in ferro con l'attuale, più largo e con il piano viabile asfaltato.
Breve cenno merita anche la ferrovia che, fino a qualche anno fa, attraversava il territorio del comune di Villanuova.
Nata alla fine del 1800, la tramvia diventa elettrificata nel 1907.
Inizialmente la tramvia passava al centro del paese, l'attuale via Zanardelli; negli anni '30 la linea ferroviaria fu spostata verso la periferia del paese e, a causa dell'aumento del traffico, la stessa via Zanardelli fu allargata, demolendo tutti gli edifici del lato verso il Monte Covolo.
La ferrovia cessò la sua attività negli anni '50 e fu eliminata totalmente negli ultimi anni.
Visto l'attuale intensificarsi del traffico e i problemi del trasporto su gomma da e per la Valle Sabbia, qualcuno auspica un ritorno della ferrovia che, con una sua sede ed adeguate attrezzature, potrebbe essere complessivamente più economica del trasporto su gomma, liberando oltretutto le strade di molti mezzi pesanti.