Gli abitati di Famea e Comero, sui degradanti dossi, con alle spalle il Monte Nasego 1437 m

 

Casto in Valsabbia Stemma del Comune di Casto in Valsabbia

 

La posizione di Casto in Valsabbia
Imboccando la valle del torrente Nozza, in una cornice di monti suggestivi, dominati dalla bellissima Corna di Savallo, s'incontra Casto, che è un po' l'emblema del Savallese operoso e industriale.
Il comune, oltre al centro, comprende anche le frazioni di Malpaga, Briale, Auro, Famea, Comero e Alone.

I nuclei urbani
Le località del comune furono denominate variamente nel corso dei secoli. I nomi più usati sono stati i seguenti: Plano Savalli (secolo XVI); Alò (secolo XVII); Alone (secolo :XVIII); Comero (secoloXVII); Famesia (secolo XVI); Malpa (secolo XVIII).

Alone è una delle più pittoresche frazioni di Casto e conta circa 150 abitanti. Si raggiunge attraverso un'aspra forra che si apre sulla suggestiva Valle Valazzo.
Deriva probabilmente da Al, Alù, cioè vallone e confina con la Valtrompia.
Una leggenda locale vuole che uno spirito infernale, volando rasente a rupi e burroni, abbia fatto sorgere casolari e verdi prati.
Ma poi il paese fu abitato da persone buone e laboriose. Si distinse per le fucine di chioderie, molto rinomate nei secoli scorsi, che andarono esaurendosi agli inizi del secolo, assieme ad una diminuzione impressionante di popolazione.

Comero è la frazione più alta delle sei che formano la comunità di Casto.
Si trova a 765 m s.l.m., a 35 km da Brescia, sul versante sinistro della valle del Nozza, affluente di destra del Chiese.
Alcune fonti storiche fanno derivare il nome dal personale romano Comarius, altri ritengono che derivi da Gömer, cioè vomero.
In ottima posizione alpestre si distende su degradanti dossi, con alle spalle il Monte Nasego (m 1437), che costituisce un'ottima passeggiata alpinistica.
Vi ebbe probabilmente beni il monastero di Nonantola, come denota il culto di S. Silvestro, odierno patrono.
Anticamente il paese, con Mura, Casto, Alone, Malpaga e Posico, formava un solo comune denominato Savallo.

Auro è la più piccola frazione del comune di Casto.
Situato a 650 m s.l.m., ospita il santuario della Madonna della Neve.

Briale deriva da Brol, brolo esposto al sole. È una delle più belle e popolose frazioni del comune.

Malpaga ha sempre fatto parte dell'Università civile e religiosa di Savallo.
Con Posico (ora comune di Mura), sono stati per lungo tempo comune a sé, fino al tempo del Regno Lombardo Veneto. A tutt'oggi, in centro, esiste ancora l'antica casa comunale nel relativo vicolo.

La storia di Casto
Casto si sviluppò presumibilmente come agglomerato di fucine e di case per coloro che si dedicavano alla lavorazione del ferro.
Il nome trova probabilmente origine da Casticus, cioè castagno, oppure Castrum, accampamento romano.
Posto alla confluenza di due torrenti, che discendono da Alone e Comero, vi si stabilirono delle officine siderurgiche, con casupole di legno.
Proprio a protezione di queste case dagli incendi venne invocato S. Antonio Abate, al quale fu dedicata la chiesa parrocchiale.
La zona conobbe quasi certamente popolazioni preistoriche sospinte da altre provenienti dal sud.
Un agglomerato preistorico si deve essere trasformato poi in castello di difesa.
È opinione del Vaglia che il castello esistesse nella contrada di Famea, dove egli scrisse, «presso la casa ancora abitata dalla famiglia Freddi si possono individuare elementi della antica fortificazione».
Nell'alto Medioevo il castello fu affidato alla famiglia Freddi che, fortificandolo e monopolizzandone la difesa in tempi difficili, finì con l'assorbire i diritti di tutti i membri della castellania.
Figura quasi leggendaria è quella di Oberto di Comero o di Savallo che, sulla fine del secolo XII, capitanò il partito popolare contro la nobiltà.
Nel castello di Comero sarebbe stato preparato il piano che avrebbe portato alla riscossa il partito dei popolari, capeggiato da Mario da Palazzo e da suo fratello Giovanni, vescovo di Brescia, contro quello dei nobili e che, nell'agosto 1201, vide valsabbini e valtrumplini marciare su Brescia.
La minaccia venne sventata dalla mediazione del vescovo.
Nuovi contrasti si ripeterono in seguito e Oberto finì prigioniero.
Il castello, decaduto dopo la morte di Oberto, venne invaso e suddiviso dagli abitanti, che si appropriarono dei fortini e delle abitazioni trasformati nell'attuale contrada di Famea.
«Questa - scrive il Vaglia - dovette godere di un periodo di agiatezza nel sec. XVI come dimostrano le costruzioni di case private, adornate all'esterno con belle icone», oggi purtroppo deturpate o rovinate.
L'azione di Oberto si inquadra nel vasto cambiamento in atto in quei secoli. Proprio pochi anni dopo le varie vicinie si riunivano in Universitas, dando vita alle prime forme comunali, come nel caso dell'Universitas Savallis e della Universitas Perticae Vallis Sabii con la redazione di Statuti, come quelli della Pertica del 1382, che forse furono gli stessi del Savallese, vista l'unità storica delle due zone.
Il paese si affermò anche come luogo della lavorazione della lana e della seta. Agli inizi del 1600 il Catastico di Giovanni da Lezze, descrivendo Casto e il Savallese così dice: «... Nel qual Comune terre et contrade vi si fabricano dei panni bassi al n. di 500 in 600 pezze all'Anno de brazza 60 l'una, per il qual effetto vi sono anco cinque folli, che lavorano sopra alcuni fontanoni, che nascono in quel Comune per folar detti panni, si vendono in 16 gazette il brazzo di color bianco solamente et tanè, nei quali due essercizij vivono molte persone prevalendosi dette lane di Venetia, et di altre del paese.
Confina con Lodrino di Valtrompia, et molti di questi pratticano a Venetia nel facinar et vi sono à ponto a Venetia quattro ò cinque farteghi di malvasia, de quali sono patroni quelli del predetto comun et in particolare il Sig. Benetto et fratelli Soldi sono ricchi di trecento at più mille scudi».
Nel 1600 si contavano 35 officine per la lavorazione del ferro concentrate a Casto e sul torrente della valle di Alone. Nel 1766 si rileva il seguente panorama dei forni e delle fucine: "... Alone: alquanti fuochi grossi pel ferro crudo ridotto e lavorato in chioderie minute e, in poca quantità grosse; inoltre vi si producono poleghi, vertichie e merci simili a quelle sopra indicate.
Casto, Malpaga e luoghi contigui: alquante fucine ove vengono fabbricati i soli lamierini per Veneto, Milano, Genova, Lombardia, Romagna, Toscana e Regno di Napoli".
Così Alone fu vivace centro di produzione delle chioderie; Comero e le altre frazioni alte non di meno ebbero sempre una vita economica e culturale particolarmente fiorente e Malpaga fu sempre nota per i suoi magli.
Oggi Casto è uno dei poli industriali della Valle Sabbia. La tradizionale lavorazione dei metalli trova ora la sua più significativa espressione in fonderie per materiali ferrosi e non ferrosi (alluminio ed ottonami), lavorazioni artigianali del semilavorato quali maniglierie, lavorazione artistica dell'ottone, posaterie, pentolame, ecc.
Si segnala la presenza di un antico mulino ad acqua, tuttora funzionante. Non sono mancati uomini illustri, come il già citato Oberto da Savallo, il padre Organtino Gnecchi Soldi, il patriota e filosofo G. Battista Passerini, il martire del Risorgimento Silvio (Silvestro) Moretti.
Nel registro dei battesimi della parrocchia di Comero si legge: "19 Luglio 1772 - Famea - Silvestro Antonio figlio di Pietro figlio di Francesco Moretti e di Anna Maria sua legittima consorte nato ieri alle ore 10 circa, fu portato alla chiesa nostra parrocchiale e fu battezzato secondo il rito della Chiesa Romana da me curato Gianbattista Roberti.
Il compare fu lo zio paterno del padre d'esso infante don Antonio Moretti. Levatrice donna Agnese Freddi di Famea".